Charles Villiers Stanford (1852-1924) Fantasia and Fugue, Op 103



Registrazione dal vivo dal concerto del 5 ottobre 2024 presso il Santuario della Madonna della Bozzola (PV), Italia.

Scritta nell’agosto 1907 e dedicata al celebre organista Walter Parratt (come già la Fantasia and Toccata, Op 57, e la successiva Sonata n. 3 “Britannica”, Op 152, anch’esse curiosamente nella stessa tonalità di re minore), la Fantasia e Fuga si colloca sicuramente tra i brani meglio riusciti del compositore: in esso Stanford raggiunge un maggior equilibrio nella gestione delle risorse dello strumento, evitando eccessi coloristici marcatamente orchestrali e aderendo maggiormente ad una trattazione che si avvicina al romanticismo continentale, soprattutto tedesco. L’alternanza di sezioni accordali ad altre contrappuntistiche ad altre ancora più liriche assicura varietà alla composizione. La fuga esordisce in un linguaggio evidentemente influenzato da Brahms (il soggetto è molto simile a quello della Fuga in la bemolle minore di Brahms, che Stanford avrebbe potuto aver conosciuto durante il suo soggiorno di studi a Lipsia), e guadagna progressivamente un profilo più autonomo. Alcune deviazioni armoniche sono marchio della sua originale genialità. Permangono delle affinità con la fuga in mi minore, composta 33 anni prima, come la sezione “in crescendo” e il soggetto proposto in aumentazione. I densi tormenti cromatici si stemperano infine sul celestiale pedale di tonica conclusivo.

Written in August 1907 and dedicated to the famous organist Walter Parratt (like the Fantasia and Toccata, Op. 57, and the subsequent Sonata No. 3 “Britannica”, Op. 152, also curiously in the same key of D minor), the Fantasia and Fugue is certainly among the composer’s most successful pieces: in it Stanford achieves a greater balance in the management of the instrument’s resources, avoiding markedly orchestral coloristic excesses and adhering more closely to a treatment that is closer to continental, especially German, Romanticism. The alternation of chordal sections with contrapuntal ones and even more lyrical ones ensures variety to the composition. The fugue begins in a language evidently influenced by Brahms (The subject is very similar to that of Brahms’s Fugue in A flat minor, which Stanford might have known during his study stay in Leipzig), and progressively gains a more autonomous profile. Some harmonic deviations are a mark of its original genius. There are still some similarities with the E minor fugue, composed 33 years earlier, such as the “crescendo” section and the subject proposed in augmentation. The dense chromatic torments finally dissolve on the celestial conclusive tonic pedal.

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